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In questo ultimo anno ci sono stati segnali forti che ci pongono di fronte a una sfida che non possiamo non cogliere: serve una prospettiva orientata più all’utente che al prodotto. Il lettore è più importante del libro. Senza lettore il libro muore.

Il lockdown – il primo nella primavera del 2020, il secondo nell’autunno del 2020, e le continue restrizioni di questi mesi – ha fatto trasferire molti dei contenuti tipici delle librerie sul digitale: incontri con gli autori, reading, proposte di intrattenimento colto. Hanno funzionato bene tutte le volte che sono stati adattati a un linguaggio social e digital, linguaggio che non è appannaggio di pochi, ma che ormai permea la vita di tutti, senza distinzione di età, di zona geografica e di censo. 

Ma le occasioni di approfondimento e comunicazione devono essere più vicine possibili all’acquisto, esattamente come lo erano le presentazioni in libreria rispetto al bancone e alla cassa dello stesso luogo fisico.

Quindi, tutto quello che un libraio – o un editore! – può fare sui social, siano presentazioni o live o dibattiti, potrebbe essere molto più proficuo se integrato all’utilizzo di piattaforme e-commerce per la singola libreria: così chi partecipa a un evento può acquistare subito il libro sotto la spinta dell’impulso. 

Cambia il luogo, ma non la logica e lo spirito. Perché il lettore ha gli stessi bisogni di prima, e occorre trovare il modo di soddisfarli.

Fonte: Il libro come oggetto in movimento, dalla domanda all’offerta – Una ricerca Meli con l’Università degli Studi di Verona, a cura di Federica Formiga e Elena Ranfa